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Il 18 Maggio a Milano si è svolto l’evento Convivio di Persone&Conoscenze, un famoso appuntamento organizzato dalla casa editrice ESTE e dalla rivista Persone&Conoscenze, dedicato al mercato delle Risorse Umane.

La nostra Lisa Ziri, co-founder di Nemoris ci racconta le sue impressioni su questa giornata di approfondimento.

Da quando è nato Opus ho deciso che parte del mio lavoro consiste nel capire come funziona il mondo delle risorse umane, in particolare quello di chi in azienda svolge il ruolo di recruiter, ruolo che spesso in azienda è sensatamente coperto da chi gestisce le risorse umane in generale.

Per sviluppare un buon prodotto per il recruitment aziendale bisogna capire in che contesto questo si inserisce, cosa pensa il direttore delle risorse umane quando si sveglia la mattina e altri problemi (oltre selezionare la persona giusta per quel determinato ruolo) che andrà ad affrontare.

È per questo che quando mi hanno invitato al convegno ho pensato che valesse la pena di andare.

A parte il fatto che lì ho incontrato una persona a cui avevo fatto qualche tempo fa una demo di Opus e l’ha definito “un gioiellino“, il che mi ha reso la giornata più bella, ho avuto l’occasione di immergermi in un mondo diverso da quello “tecnico”, un mondo in cui non è strano parlare di filosofia e persino di teologia, un mondo in cui le parole con cui si definiscono le persone contano perché indicano una precisa forma mentis che poi ha impatto sulle relazioni.

Ho apprezzato in particolare l’intervento di Giuditta Villa la quale annunciava che, dopo i numerosi tagli che le aziende hanno dovuto fare in questo settore, secondo lei il 2016 sarebbe stato l‘anno di rinascita delle Risorse Umane intese come motori non di tagli ma di un percorso di ottimizzazione tra produttività e benessere.

Questo discorso è risuonato come assolutamente attuale.

Da un lato l’accento sullo Smart Working, grazie anche a strumenti aziendali accessibili da remoto o in cloud, per una migliore gestione del tempo di lavoro, dall’altro riuscire ad attrarre i migliori talenti della generazione dei millennials, i quali secondo certi studi sono interessati ad una compensazione più basata su criteri generali di qualità della vita che sullo stipendio tout court.

A quando detto io aggiungerei anche che questo shift di mentalità deve partire proprio dall’HR, che in prima persona deve sperimentare un modo più tecnologico e flessibile di gestire il proprio lavoro per essere leader per il resto dell’azienda.

Oggi l’HR manager non può aspettare sempre l’input dall’IT, continuare ad andare a convegni senza wi-fi, non conoscere le campagne di recruitment su Twitter o tenere sempre aperto il paracadute dei documenti cartacei per evitare la fatica che il cambiamento comporta.

Tutto questo lo vedo parlando con gli utenti di Opus: un reparto HR tecnologicamente attrezzato non solo si libera dall’incombenza del lavoro più triviale della funzione, ottimizzando tempo e costi, per lasciare spazio al lato umano, insostituibile e benefico ma agisce anche da traino ed esempio verso il resto dell’azienda ritrovando una funzione di guida in quanto laboratorio sperimentale di processi ottimizzati e all’avanguardia.