Il vostro CV è pronto, non resta che salvarlo e inviarlo, ma non prestare la dovuta attenzione anche a questa fase può essere decisamente controproducente. Il lavoro di redigere un buon cv non si conclude con il semplice salvataggio: decidere come nominare il file è un passo importante.
Nonostante moltissime aziende ancora non utilizzino software per archiviare i propri cv in arrivo, l’utilizzo dei curriculum vitae cartacei è sempre meno frequente. Quelli che un tempo venivano impilati in un archivio disorganizzato adesso vengono raccolti digitalmente e infilati in cartelle di file, a volte senza un ordine preciso, altre volte per data o altri criteri riguardanti la selezione in corso.
In molti casi invece che su un server comune ogni selezionatore ha le sue cartelle personali sul proprio laptop, altre volte viene utilizzato dropbox o altri sistemi di condivisione, spesso è lo stesso sistema di posta elettronica, in cui arrivano la maggior parte dei cv, che serve anche da struttura organizzativa.
Questo tipo di archiviazione, oltre a richiedere rigore e metodo per evitare di perdere file preziosi, dipende radicalmente dalla struttura dell’azienda: i file dei candidati sono una ricchezza e come tale va tutelata e protetta.
Nel momento in cui è necessario ritrovare i dati tra diverse selezioni, i criteri sono vari: purtroppo spesso l’unico punto di riferimento usato è l’utilizzo del nome del file, che viene modificato in modo da facilitare memorizzazione e reperimento delle informazioni.
I dati più usati sono il nome completo del candidato, la posizione per la quale concorre e a volte la data, quando quella di modifica del file non risulta indicativa. Nel momento in cui la memoria di chi effettua la selezione è il repository principale queste modifiche possono essere utili.
La pratica di anonimizzare i file da parte delle agenzie non aiuta certo all’uniformità, ma almeno conviene fare la propria parte nel momento della scelta del nome, spesso considerata come poco importante.
Ai candidati con cui vengo in contatto consiglio sempre di tenere conto di questo tipo di meccanismi che esistono nelle aziende e di nominare il proprio cv con nome, cognome, e posizione per cui si concorre.
Eppure quanti “cv.pdf” arrivano!
Con un nome di file così generico c’è il rischio di non essere trovati, che il file sia sovrascritto, o peggio ancora, di non essere trovati “di nuovo” dopo un po’ di tempo che si è letto il curriculum perché si apre una posizione adatta a noi e nel nome file non c’è nulla per cui essere ricordati.
Se assegnate al file un nome “parlante”, vi presentate anche nel migliore dei modi: spesso è la prima cosa che l’HR vede di voi: cv salvati con il proprio nomignolo (eg. “cv_vale.doc”, “lisa.odt”, “gio.txt” danno l’impressione di poca professionalità.)
Curriculum accurati e perfettamente impaginati che si smarriscono per questa disattenzione finale. Su, non è il caso.
Anche per aziende che usano software specifici per l’archiviazione dei profili e quindi non si basano su una classificazione legata al file system, nominare correttamente il file può essere importante: potrebbe permettere al software di capire se il vostro profilo è già presente nell’archivio e aggiornarlo correttamente, arricchendolo e mettendo in evidenza quella nuova esperienza che potrebbe far ottenere un colloquio importante.
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